martedì 1 novembre 2011

Le ultime parole...


Leopardi e Goethe, negli ultimi momenti invocarono "più luce!", Theodore Roosevelt gridò "spegnetela!", Pavese si raccomandò: "non fate troppi pettegolezzi", Alessandro Magno se la prese con i medici "muoio perchè ne ho avuti troppi", D’Azeglio con la moglie "al solito, quando arrivi tu, me ne vado io...". Dino Buzzati non aveva fretta di andarsene "passin passetto mi avvio", Oliver Cromwell non vedeva l’ora "non voglio bere, né dormire, ma andarmene più in fretta che posso", Papa Alessandro VI si sentiva persino spingere "va bene, va bene, arrivo!". 

E ancora, Andersen "Non chiedetemi come sto. Non capisco più nulla", Barrie "Non riesco a dormire", Baum "Ora posso attraversare il Deserto della Morte (l’autore de Il meraviglioso mago di Oz si riferisce al deserto che circonda Oz). Ernest Hemingway salutò la moglie "Buonanotte micetto" prima di uccidersi; Ibsen all’infermiera che gli aveva appena detto che lo vedeva un po’ meglio in salute invece riswpose "Al contrario"; Alfred Jarry "Sto morendo. Per favore, uno stuzzicadenti", Joyce "Qualcuno capisce?", George Bernard Shaw: "Morire è facile, recitare è difficile", Lev Tolstoj: "Ma i contadini… come muoiono i contadini?"; Mark Twain: "Arrivederci. Semmai ci rivedremo" (parlando con la figlia Clara); Herbert George Wells: "Andate via. Sto bene".

Altri alle parole preferirono i fatti: Molière domandò un pezzo di parmigiano, Baudelaire della senape, Cechov si lamentò di non «aver bevuto abbastanza champagne», Kant morì dopo aver buttato giù un bicchiere di acqua e zucchero. Forse a Moma cos’è l’amore potrebbe spiegarlo Cesare Prandelli. Che della sua Manuela, che per lui era tutto, non disse niente: «Porto dentro di me le sue ultime parole, ma non riesco a dirle, a farle uscire. È troppo dura». Devo avere paura? chiedeva Anthony Hopkins alla Morte in "Vi presento Joe Black". «Non un uomo come te...» rispondeva la Signora con le sembianze di Brad Pitt. 

E Steve Jobs? "Oh, wow!"...

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