venerdì 30 maggio 2008

Il treno per il Darjeeling


SCHEDA: Un film sceneggiato e diretto da Wes Anderson con Owen Wilson, Adrien Brody, Jason Schwartzman, Anjelica Huston, Bill Murray. Anno di produzione: 2007. Genere: Commedia. Voto: 7



Alzi la mano chi, dopo aver visto questo film, non ha pensato: “Voglio andare in India!”.

Non si tratta, però, di un ottimo spot pubblicitario per l’Oriente, quanto di una divertente commedia surreale, con egregi protagonisti e alcuni cameo d’autore. Tre fratelli che non si parlano da un anno intraprendono, su spinta del maggiore (Owen Wilson, il Ken Hutchinson di Starsky & Hutch), un viaggio in treno per ritrovare il legame che si è rotto dopo la morte del padre. Un efficiente segretario organizza nel dettaglio il tragitto su un treno speciale, appunto il Darjeeling Limited, (Darjeeling è una città dell'indiana nello stato del Bengala Occidentale, ma è anche un tè), dove i tre tentano di ricucire i loro rapporti.

Francis (Wilson) ha appena avuto un brutto incidente che lo ha deturpato in viso (è sempre bendato), Peter (Adrien Brody,il fratello di mezzo) è “temporaneamente” scappato di casa lasciando la moglie in dolce attesa e Jack (Jason Schwartzman, il fratello minore) tenta di scrivere racconti “immaginari”, che copiano invece la realtà condivisa con la famiglia.

Tre fratelli che, conoscendosi a perfezione, si punzecchiano in continuazione e tentano di prevaricarsi l’un l’altro, a bordo di un treno un po’ insolito, metafora del viaggio della vita. La famiglia è al centro, nuovamente, dell’opera di Anderson, dopo il divertente “I Tenenbaum” del 2001. Anche lì tre fratelli e la presenza “invadente” del padre. Qui si aggiunge la figura materna, la splendida Anjelica Huston, che si scopre suora e che di conseguenza (vuole) perde(re) il legame con i figli.

Molti i momenti toccanti, addirittura tragici, ma con un’apertura all’ottimismo finale, immersi nella bellissima fotografia di Robert Yeoman. Alla fine, stesso treno, stessi protagonisti con il sorriso sulle labbra, e questa volta le valigie (firmatissime: “Luois Vuitton”), i pesi, il carico morale ed emotivo si abbandonano alle spalle. Si riparte.


Germana Brizzolari

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